L’altro giorno mio figlio mi ha chiesto di far rientrare un filo tirato dal suo maglione di lana preferito. Recupero il mio uncinetto ed eseguo il mini intervento senza problemi. Mi accingo a riporlo, ma chissà perchè lo guardo più attentamente e…mi si riapre la stanza della memoria!
Non la visitavo da tempo: ci sono tantissimi fotogrammi di momenti vissuti.
Lo vedete in foto, è un uncinetto che mi appartiene da più generazioni (e credo anche da diverse ere geologiche): è di fattura semplice ma vi posso assicurare che ci sono stati intessuti sogni, canti di sirene, sentimenti, abbracci e persino lutti.
Filati tanto simili ai sentimenti umani nel loro intreccio di forme e colori.
Ricordo che, spesse volte, l’apparente tranquillità mariana di chi lo usava celava un qualche dolore perché, sapete, ai movimenti delle mani corrispondono quelli del cuore.
Il tavolo adorno di diverse matassine colorate e mani leggere che sapevano confezionare scialli che, stesi per intero, assomigliavano a fiori sbocciati.
Ricordo il profumo perduto di una boccetta che non ho più ritrovato.
Riponendolo nella madia, mi accorgo che emana un pulviscolo dorato che riverbera nell’aria: sono i grani leggeri delle istantanee dei ricordi che non ledono l’anima e si lasciano molto amare.

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