Domani cambierò colore al muro, lo pitturerò di verde speranza e risolverò questa pratica:
e se invece di lasciare i sogni nel cassetto, ci conservassi solo le calze e i berrettini di lana?
Non ci si deve fermare nel rincorrere un sogno che ha la potenza di Attila e non l’andatura degli zombies dei film dell’orrore.
Voglio farmi prendere da quell’incertezza che mi verrebbe tipo se cercassi di convincere Tarzan ad usare un deodorante nella giungla?
Colgo la mia amata commissaria Viola nel momento in cui cerca di liberarsi dai proverbi, sistemandoli nella statistica delle cose che ti fanno soffrire ma che ci azzeccano quasi sempre. Perdinci, ma come fanno?
“Parola d’ordine? I sogni sono fuori concorso! Ognuno è speciale a suo modo e, a parte la tua ignoranza botanica, “sii affamata, sii folle” nell’entusiasmo che accende il tuo animo.
Non ci sono controindicazioni nel non accasciarsi sui dubbi e dare spazio al sogno, che non è la porta sul retro della nostra coscienza ma il nostro gran finale.
Carivoi, causa risolta. Punto punto.

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