Vorrei potervela raccontare per bene la mia storia, narrarvi il profumo di quella piccola aiuola di verde di cui facevo parte, posta sotto quell’angolo di cielo luminoso che il sole ingemmava di gocce di luce.
Soffiavano veloci le voci della strada, un universo di quotidianitร , di incontri e di dialoghi che mi arrivavano attraverso le sbarre della ringhiera, passavano sottovoce e si appoggiavano sulle mie foglie.
Se io potessi scrivere delle vite che ho ascoltato, lo farei in un meriggio estivo accanto al mare, al caldo della protervia con cui il sole riversa la sua luce sull’azzurro specchio.
Quell’anno resistetti sino alle prime settimane dell’inverno, il freddo non intaccava le gocce d’estate che avevo tenacemente fissato alle foglie.
Folate di vento gelido cominciarono a graffiare senza sosta i miei steli. Percepivo la fragranza del freddo e brividi gelidi mi scossero quando i primi fiocchi cominciarono a sfiorarmi ed a sussurrarmi che era tardi.
Finchรฉ non arrivรฒ lei. Dapprima si poggiรฒ sulle nervature delle foglie con una trama che sembrava imbastitura segnata col gesso.
Poi mi ricoprรฌ interamente con un manto di candore inusitato che ghiacciรฒ la linfa e le radici: misuravo l’orizzonte mentre mi accasciavo sotto il bianco peso.
La neve gela tutto: le mani, la punta del naso o la testa ma anche uno stato d’animo. La neve una scusa ce l’ha.
E se non fosse solo cosรฌ? Come parecchie cose della vita anche la neve ha durata effimera. Ed io continuo a credere…certo che si รจ grandi anche se si vive in un piccolo mondo come il mio balcone. Conosco la vivida e dolente bellezza dell’esistere e, non deridetemi…ora volo senz’ali.

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