Come avevo annunciato in un precedente post, vi presento il mio nuovo libro: La casa sul limitare del castello! E’ strano come, quando si consegna una propria creatura, si faccia fatica a trovare le parole giuste per farla conoscere. Voglio dirvi che ci ho messo l’anima per intero, tanti sorrisi e silenziosi pianti. Voglio dirvi che ci sono io in questo libro e che, nel tempo che ho impiegato a scriverlo, arrivavo a sera col cuore grato. Non sono mancati i dubbi, per i quali a tratti ho vacillato: alle parole di inganno, che danno il via al romanzo, si susseguono quelle di fiducia che, alla fine, mi permettevano di respirare. Vi consegno una storia che parte dal passato, ma che arriva al presente nella forza dei sentimenti. E, se non basta la mia voce, leggetelo, se vi va: la vita interiore di noi tutti Γ¨ fondata sulle emozioni ed io ho scelto ogni parola con cura, cercando di cristallizzarle al meglio, nella caratterizzazione di personaggi ed ambienti, seguendo la scia della memoria e dell’importanza degli affetti.
La mia prefazione al libro
Forse l’unica cosa che il tempo non corrode Γ¨ la menzogna, ma uno degli effetti perversi che origina Γ¨ senz’altro la distinzione tra carnefice e vittima.
L’animo umano Γ¨ in continua connessione tra bene e male e viene illuminato dalla luce nel primo caso e oscurato dalle ombre nel secondo. Sta a noi scegliere.
L’analisi dell’intreccio dei sentimenti connota da sempre la mia scrittura e la forza di questo romanzo sta proprio nel loro esplodere in quelle diverse sfaccettature che assegnano ad ognuno di essi un nome: amore, invidia, amicizia, gelosia o rancore.
A distanza di tempo, poichΓ© le vicende che racconto si sviluppano dagli anni Venti del Novecento e i primi anni Settanta, e a dispetto di una societΓ altamente tecnologica quale noi viviamo, i sentimenti sono gli stessi di allora.
Sono certa che ognuno nella vita abbia fatto i conti con qualcuno di loro, me compresa. Ma il concetto centrale del libro rimane quello della speranza.
Un’antica leggenda, tutt’ora famosa a Pulsano (TA), il mio paese di nascita (Montemesola Γ¨ quello dove attualmente risiedo con la mia famiglia), dΓ il via al romanzo.
Si narra che Angelica fosse la diciottenne figlia di Renzo Delli Falconi, dei signori di Pulsano. Morto in una cruenta battaglia, la bionda fanciulla fu imprigionata nella torre del castello. Venne uccisa e decapitata, ma la sua testa non fu mai ritrovata. Ancora oggi pare che appaia, di notte, dalle finestre del castello o sul terrazzo.
Intorno al castello si snodano strade e case. Ed Γ¨ proprio in una di queste che Angelica segue, affezionandosene, le vicende di chi vi abita.
Una calunnia proferita per vendetta da Giacomo, uno spasimante rifiutato dalla bellissima Maria Lorice, determinerΓ il corso delle vite di tre generazioni di donne.
Nella narrazione ho conservato alcune espressioni dialettali, tipiche della societΓ contadina, e non solo, del tempo.
Il diffuso specchio della moralitΓ non sempre rimanda un’immagine limpida: perciΓ², alla fine, quello che importa davvero Γ¨ non giudicare. Quando tutti ci guardiamo dentro, non c’Γ¨ sempre la luna ad illuminare la nostra notte. E non mi rimangono altre parole da dirvi che io ho imparato a contare le stelle.
Rosanna Cassano

Rispondi