E’ il giorno successivo a quello del matrimonio a cui abbiamo partecipato: io, mio marito e la nostra comitiva di amici siamo sulla strada del ritorno a casa. Sia la cerimonia religiosa che il ricevimento (fuori dalla mia regione) sono stati meravigliosi e partecipare alla felicità di amici carissimi davvero emozionante.
A metà strada occorre una pausa dalla guida e, dunque, ci fermiamo a pranzare in un ristorante per gustare le specialità della zona. Al termine del pasto, decidiamo di fare una passeggiata nel parco che circonda il locale, attrezzato anche per cerimonie e quindi dotato di zampillanti fontane, sculture d’alberi e siepi ed altre eleganti strutture.
Sono circa le quattro del pomeriggio. Alla fine di un viale, che percorriamo lentamente chiacchierando tra noi, notiamo un gruppo di ragazzi seduti sul bordo in marmo di una fontana. Giunge all’orecchio l’accenno di una melodia e ci avviciniamo incuriositi. Premetto che la musica è di casa da noi e tra i nostri amici. In questo periodo le pastorali natalizie (ce ne sono di splendide) si accomodano con grazia nelle nostre giornate.
Milena ha sedici anni, i capelli castano scuro lunghi e mossi, raccolti lateralmente da due codine che partono all’altezza delle tempie e il cui punto di incrocio è fissato dietro il capo con un fermaglio. Ha la leggiadria di un dipinto del Botticelli e volto d’alabastro, che un po’ s’arrossa nello sforzo di suonare. Le chiediamo cosa sta provando. Milena ci spiega che si trova al battesimo di un suo cugino e le hanno chiesto di improvvisare qualcosa. Ha iniziato da poco, è al solfeggio, il clarinetto ha l’ancia in plastica…sarà l’istinto materno sarà che mi sento Fata madrina, imbastiamo una danza di note, spiegandole che le si conosce bene (io meno, ma non mi sembra il caso di confessarglielo adesso). Si porge intimidita, ride nervosa, probabilmente per l’imbarazzo: ma la musica ha il potere di conciliare, nonostante per lei noi si sia effettivamente degli sconosciuti. E’ il mezzo che veicola più rapidamente le emozioni, segna i momenti dell’anima e offre mareggiate di ricordi. Le consigliamo di suonare “Tanti auguri” (non sarà il più indicato ma non è difficilissimo) e le lasciamo uno spartito improvvisato scritto su un foglietto di carta. Con ciglia curiose legge i pentagramma che dall’alto appaiono come piccoli fiori danzanti. Da lontano, andando via, le sillabo di provare e leggo un grazie sulle sue labbra che disegnano un dolce sorriso.

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