C’Γ¨ un tempo, esattamente quello durante il quale mi trovo in una libreria, che sottace ogni invocazione scientifica, nel quale le pupille si dilatano e l’anima si libra.
Suvvia, lascio perdere Marie-Henri Beyle per un po’ e commetto un’infrazione, spiegando quel mal di bellezza che Γ¨ una libreria per me, la mia sindrome di Stendhal, appunto.
Sosto per un attimo all’ingresso, so giΓ che i primi passi mi condurranno in mondi di altri, in pagine che son veli di mistero, in libri impostori, in parole intrise d’amore e quelle capaci di disegnare ai nostri occhi una fotografia.
La mia andatura percorre un itinerario emotivo ed Γ¨ ovattata, mi sembra di camminare nell’acqua mentre i titoli che leggo increspano lo specchio intorno a me.
Non mi sottraggo alla pioggia di emozioni che cadono dai libri posti sui ripiani in alto, ormai sono col capo teso oltre la realtΓ .
Stai attenta! mi dice la mia vocina interiore, coi tuoi passi distratti stavi per calpestare la coda di quella sirena, il cui canto sfiora la sabbia di deserte spiagge.
Sono immersa in racconti d’ogni tipo, ognuno di essi mi conquista e c’Γ¨ sempre qualcosa da imparare.
Ci son le parole delle fiabe che scorrono come acqua di ruscello, le intensitΓ emotive delle mille veritΓ delle donne, ali colme di vento su reti di pescatori e insondabili confini d’ignoto.
L’inchiostro colora il mio sangue e spalanca lo stupore del mio sguardo che si posa sui variopinti scaffali.
Stringo un libro tra le mani e mi concedo la dolcezza di immaginare: il tempo prende una pausa ed Γ¨ come respirarmi tra le pagine.
Decido di acquistarlo e mi dirigo alla cassa. Esco fuori e mi volto un’ultima volta indietro:
semplicemente mi sono sentita al giusto posto.

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