La legge di Murphy è quella secondo la quale “se qualcosa può andar male, lo farà”. Pur essendo di carattere ottimista ed ironico, ci ho subito pensato quando stamattina mi è arrivata la milionesima catena di S. Antonio. Felicemente disperata, ho chiamato al telefono l’unica persona che poteva trarmi d’impaccio e cioè la mia amica commissaria Viola Cassile, investigatrice dal metodo logico-deduttivo e dotata di una perspicacia tale da saper risolvere ogni mistero del crimine. Viola mi ha dissuasa dal provare sensi di colpa per non aver inoltrato la suddetta catena: non sarei mai diventata una blogger mannara se non l’avessi inoltrata entro cinque minuti a venti miei amici. Che fortuna, potrò ancora fotografare la luna piena senza ululare e a rischio di cerette milionarie! Non avrei dovuto schivare il robot da pavimento manco fossi la Abbagnato nello Schiaccianoci, avrei vinto comunque l’asciugacapelli con la raccolta punti della Coop e le lenzuola no-stiro non si sarebbero stropicciate, arrossendo dalla vergogna. Dopo accurate indagini Viola ha scoperto che la catena proveniva da un imbalsamatore! Certe catene son talmente “filosofiche” che, rileggendole in sanscrito, sarebbero sicuramente più chiare. Ma, per la suddetta legge di Murphy, ho davvero disimparato una cosa: a pedalare sulla bicicletta con le rotelle. Io continuo ad andare alla mia maniera (oltre che in macchina) come ho sempre fatto…di cuore. E penso che pure S. Antonio ormai lo sappia. Pena la condanna ad ascoltare ogni giorno un oroscopo sincero!


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