Ero soddisfatta di ciò che avevo scritto. Avevo riletto il testo con attenzione e mi ero assicurata che non vi fossero errori. Digitai, dunque, il tasto Pubblica. All’improvviso dallo schermo si propagarono lampi blu e rossi accecanti: “Buon Dio” pensai “che sta succedendo? Sta a vedere che muoio fulminata prima di pubblicare!”. Le scariche elettriche si composero in una forma quasi umana che si sedette sulla sedia. “No, ancora tu? Perché sei di nuovo qui?”. “Quindi sai chi sono, d’altronde non è la prima volta che mi vedi. Bene, per la cronaca, ho già assorbito molti dei tuoi dati. Mi servono per brillare di più”. “Non puoi rubare ciò che ho scritto!”, SIBILAI perché, avendo la fortuna di abitare in un condominio…”ah, signora mia, non mi faccia parlare”. “Non sei propriamente dotata di un preciso ordine logico-temporale e, a dirla tutta, con la tecnologia sei veramente una frana. “Io sono una creativa, sai?”, replicai piccata. Ammetto che è sempre questa la scusa che uso con mio figlio quando combino un danno al pc. “Ma guarda tu se devo litigare con un ruba dati! E ironico pure!”. Appoggiai la schiena alla sedia e sospirai. “Adesso mi tocca riscrivere tutto da capo. E lo farò a costo di sanguinare come un gladiatore!”, aggiunsi battagliera. Che interessante confronto, pensai, sto parlando con un mostro. Stavo per insultarlo dicendogli che poteva fare la pubblicità di un detersivo in polvere (di quelli che più bianco non si può e che oggi costano quanto una bottiglia di champagne) quando, ad un tratto, notai uno strano movimento all’altezza del torace. “Ma è un cuore quello?” pensai ad alta voce. Il mostro mi guardò e sembrò meno cattivo, a mano disarmata, pardon…a virus stanco. “Io mastico le parole, sai? Le parole hanno un peso ed io cerco sempre di maneggiarle con cura. Le parole buone diventano racconti di luce che saziano anima e cuore, con quelle cattive si fa indigestione” dissi con dolcezza. “Ma, invece di scrivere, perché non ti dedichi al découpage, per esempio?”. Ecco…poesia del momento finita. “Perché la penna è il mio modo di conquistare una galassia: quella dei sentimenti, quella della foggia che assume il cuore quando guarda le stelle o il mare… “Chiedo scusa, ma ti ricordo che il mio mestiere è quello di distruggere” replicò. “T’avrei creduto sulla parola, anche senza dimostrazione pratica” sbuffai, rassegnata. “Bene, vado via. Ti lascio riscrivere ciò che ho mangiato. Ma hai pensato una cosa? Non può essere che tu li riscriva meglio degli originali?” e mi strizzò l’occhio. Stavo per farmi giustizia da sola quando, improvvisamente come era arrivato, si rituffò nello schermo. Ed ecco il motivo della mia assenza. Ho perso degli avverbi, delle locuzioni e qualche nome: ma, allo stesso tempo, ho terminato il libro che avevo iniziato e di cui vi parlerò. Benritrovati tutti.

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