La mia riflessione è cominciata contemplando le vie alberate in città, ieri al tramonto, nel momento in cui le foglie si accordavano tra loro per tenere il più possibile in ostaggio il sole.
La Natura è la forza generatrice primaria: anche se l’evoluzione ci ha condotti in un’altra direzione, essa continua a seguire il suo antico corso.
Se ci apriamo alla percezione e aguzziamo i sensi, scopriremo che è presente anche in città, sia pure sottotono.
Il reale pericolo è che diventi dispettosa come quella rappresentata da Calvino, ad esempio, in “Funghi in città”.
Le sue meraviglie possono essere colte ugualmente, tra quel che di verde rimane in una realtà industrializzata, in una singolar tenzone tra ingenue illusioni e cruda realtà: tra luci di fiori in boccio ed ombre di foglie secche nelle aiuole; sul più tardi, tra gocce di luna che si posano su arbusti rampicanti e cenere notturna che cade dal cielo.
Chi mi parla non sa che io conservo nella voce e nello sguardo stille di verde clorofilla e di azzurro mare.

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